Atezolizumab più chemioterapia migliora la sopravvivenza libera da progressione nel carcinoma polmonare non-a-piccole cellule


L'aggiunta di Atezolizumab ( Tecentriq ) a Bevacizumab ( Avastin ) più chemioterapia ha esteso la sopravvivenza libera da progressione nei pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ), in base ai risultati dello studio IMpower150.

E' stato osservato un aumento della sopravvivenza libera da progressione indipendentemente dall'espressione di PD-L1, nonché da quelli con alterazioni genetiche di EGFR o ALK e quelli con metastasi epatiche.

Atezolizumab è un anticorpo anti-PD-L1 che blocca il legame di PD-L1 ai suoi recettori PD-1 e B7, ripristinando così l'immunità specifica nei confronti del tumore.
Atezolizumab ha dimostrato benefici riguardo alla sopravvivenza libera da progressione ed è stato approvato negli Stati Uniti e in Europa per il trattamento del tumore NSCLC come seconda linea e oltre, indipendentemente dall'espressione di PD-L1.

Nello studio IMpower 150 è stata valutata l'aggiunta di Atezolizumab in prima linea per 692 pazienti con tumore NSCLC non-squamoso.

I pazienti hanno ricevuto 1.200 mg di Atezolizumab più 15 mg/kg di Bevacizumab, Carboplatino e Paclitaxel, o un regime di controllo di Bevacizumab più Carboplatino e Paclitaxel.

E' stata riportata una sopravvivenza mediana libera da progressione più lunga nel braccio sperimentale ( 8.3 mesi contro 6.8 mesi ) in tutti i sottogruppi di espressione PD-L1, compresi i pazienti con espressione PD-L1 inferiore all'1% o tra l'1% e il 50% ( hazard ratio, HR = 0.62; 95% CI, 0.5-0.76 ).

Per i pazienti con tumori con bassa espressione di PD-L1, definiti come quelli con espressione compresa tra 1% e 50% ( n=140 ), la sopravvivenza mediana libera da progressione è stata di 9.7 mesi per quelli assegnati ad Atezolizumab e 6.9 ​​mesi per quelli assegnati al regime di controllo ( HR=0.57; 95% CI, 0.38-0.84 ); analoghe considerazioni per i pazienti con espressione di PD-L1 del 50% o superiore ( 9.1 mesi vs 6.2 mesi, HR=0.5, IC 95%, 0.33-0.77 ).

La sopravvivenza libera da progressione nel braccio sperimentale dello studio è stata simile indipendentemente dal fatto che il saggio SP142 o il saggio SP263 fosse usato per i pazienti con espressione di PD-L1 di: almeno il 50% ( HR=0.49; IC 95%, 0.3-0.79 vs HR = 0.5; IC 95%, 0.33-0.77 ); da 1% a 50% ( HR=0.53; IC 95%, 0.37-0.76 vs HR=0.57; IC 95%, 0.38-0.84 ); e inferiore a 1% ( HR=0.77; IC 95% 0.57-1.04 vs HR = 0.72; IC 95%, 0.53-0.97 ).

I pazienti con delezione dell'esone 19 e mutazione L858R nel gene EGFR ( n=59 ) hanno ottenuto un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione con l'aggiunta di Atezolizumab ( 10.2 mesi rispetto a 6.1 mesi, HR=0.41, IC 95%, 0.22-0.78 ).

Inoltre, i ricercatori hanno osservato un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione tra i pazienti con metastasi epatiche assegnati al regime sperimentale ( 8.2 mesi rispetto a 5.4 mesi, HR = 0.4 ).

Dallo studio è emerso che Atezolizumab associato a Bevacizumab più chemioterapia ha dimostrato un significativo beneficio della sopravvivenza libera da progressione nei tumori al polmone non-a-piccole cellule non-squamosi naive alla chemioterapia in tutti i sottogruppi PD-L1, indipendentemente dal saggio impiegato.
È stato osservato un beneficio clinicamente significativo riguardo alla sopravvivenza libera da progressione in tutti i pazienti, compresi quelli con mutazioni di EGFR, riarrangiamenti del gene ALK e metastasi epatiche. ( Xagena2018 )

Fonte: American Association for Cancer Research ( AACR ) Annual Meeting, 2018

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